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Dialoghi di Estetica. Parola a Angela Ida De Benedictis — artribune.com

Scritto da Vincenzo Santarcangelo | giovedì, 22 maggio 2014 · Lascia un commento  Luciano Berio con gli Swingle Singers, Teatro alla Scala, Milano, circa 1970. © Erio Piccagliani, Teatro alla Scala Nell’introduzione agli Scritti sulla musica (Einaudi 2013) di Luciano Berio, Giorgio Pestelli scrive: “Se si volesse proporre un tema generale, se non unificante […] si potrebbe pensare a una serie continua di ‘Dialoghi fra pensiero musicale e realtà sonora’”. Sei d’accordo? E in tal caso, quale sarebbe precisamente lo spazio tra “pensiero musicale” e “realtà sonora” che questi dialoghi andrebbero a colmare? Temo di poter rispondere a questa domanda solo parzialmente… Di certo si può affermare che tutti gli scritti di Berio siano un dialogo tra un “pensiero musicale” (ossia il pensiero di un compositore che ancora deve produrre, fare, scrivere musica) e la realtà sonora che lo circonda nel presente o, di riflesso, come retaggio del passato. Molti scritti di Berio sono per il compositore una sorta di “strumento” per esercitare il suo pensiero musicale: non sono solo mirati a una sfera teorica, ma riflettono un’attitudine o costituiscono un’occasione per mettere in pratica un “fare”.

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