12 anni fa il programma di scambio di file peer to peer provava a salvarsi appellandosi alla legge fallimentare Usa
Qualsiasi canzone da qualsiasi computer. Il diciottenne della Northeastern University di Boston, Shawn Fanning, nell’estate del 1999 aveva realizzato – forse con l’aiuto di Sean Parker, anche se alcuni lo danno solo come uno dei primi impiegati – il sogno di tutti gli appassionati di musica. Aveva creato Napster, il primo sistema peer-to-peer per la condivisione di file, mp3 musicali principalmente. Con Napster era un po’ come avere a disposizione un intero negozio di musica, dove le canzoni invece che sugli scaffali si trovano sui computer degli utenti del programma, cui si aveva accesso passando da una server centrale. Tutto completamente gratis. Le carte per il successo, quindi, c’erano tutte, ma proprio nel periodo di maggiore successo, nel 2001, arrivò la notizia che la creazione di Fanning avrebbe dovuto chiudere i battenti, almeno per i contenuti coperti da copyright.
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