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Arte fascista a Miami — artribune.com

Scritto da Aldo Premoli | mercoledì, 23 luglio 2014 · Lascia un commento  Lo statuto del Wolfsonian, museo e centro di ricerca, prevede l’indagine del potere di persuasione esercitato dalle arti visive, in particolare nel periodo compreso tra il 1885 e il 1945. Non è estraneo a questa mission il concetto di “comunità immaginate”elaborato negli Anni Ottanta da Benedict Anderson, filosofo della politica e docente alla Cornell University. Secondo Anderson, qualunque comunità politica fonda la propria identità su un’elaborazione immaginaria che permette ai propri membri di percepirsi come appartenenti a un gruppo. L’arte dunque, ma anche il design e l’architettura, la tecnologia e i media, di questa immaginazione sono elementi costitutivi. Al settimo piano del Wolfsonian, Echoes and Origins: Italian Interwear Design si apriva con il Profilo continuo di Mussolini di Renato Bertelli. Alle pareti, manifesti pubblicitari in stile futurista e poi porcellane, sedie e scrivanie, ventilatori e macchine per il caffè disegnati durante il Ventennio. Al sesto piano Rendering of War eradedicata ai murales di A.G. Santagata creati tra il 1920 e il 1930 per la Casa dei Mutilati di Genova. Inquietanti i carboncini preparatori di figure in lotta che brandiscono pugnali e pistole mentre a terra giacciono morti (civili) ammazzati. Sullo stesso piano, The Birth of Rome documentava l’alleanza tra architettura e ideologia nella capitale dell’impero sognato dal Duce. Al terzo piano, un’esposizione di pochi metri quadrati ma non per questo meno intensa: From Italy to America, Italo Balbo’s 1930 and 1933 Seaplane Squadron. Memorabilia, documenti e fotografie che raccontano l’impresa concepita dall’avventuroso gerarca fascista: la trasvolata oceanica a bordo di un idrovolante Savoia Marchetti. Di lì a qualche anno, divenuto Governatore della Libia, Balbo morirà abbattuto dal fuoco amico della contraerea italiana a Tobruch. Uno sguardo esterno su un periodo ancora sensibile della storia italiana non può non incuriosire. Ma il sapore di questa mostra è decisamente amaro, se questo è l’immaginario che un’epoca e una comunità politica hanno adottato per sentirsi unita.

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