"La prima volta che l’ho vista è stata a teatro. Feydeau, credo. Aveva un ruolo brillante ed era irresistibile, formidabile e anche molto bella. Soprattutto aveva stile e questo, purtroppo per le altre, è una rarità". Così Michelangelo Antonioni descrive il primo incontro ravvicinato con Maria Luisa Ceciarelli, alias Monica Vitti. Lei, da allora, ha cambiato soltanto il nome e ha scelto di essere diversa da tutte perché è rimasta uguale a se stessa: stesso taglio e colore di capelli, stessi occhiali con la montatura ovale e la stessa semplice, raffinata eleganza. La caratteristica voce roca e l’innata verve l’hanno accompagnata per quasi quarant’anni di carriera, costellata da più di cinquanta film, in cui ha spaziato con stile e talento dai ruoli drammatici a quelli brillanti, arrivando a essere l’unica mattatrice della commedia all’italiana. "I miei genitori erano severissimi. I miei due fratelli erano il potere e la libertà. Io l’impotenza e la segregazione. Ero una ragazzina disperata con un solo desiderio: diventare attrice. A quattordici anni ho debuttato a teatro con La nemica di Niccodemi: fu il mio più grande successo. Con l’età, paure e angosce sono diminuite, ma ancora non ne sono immune", ci confidò anni fa, poco prima di ritirarsi nel silenzio a causa di una malattia. La incontrammo nel suo appartamento romano. Sul tavolino del salotto un vassoio con un assortimento di coppe di gelato.
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