“E poi, sospeso in mezzo ai vostri arrivederci, mi sentivo meno stanco di voi. Ero molto meno stanco di voi”. “Amico fragile”, il nostro Fabrizio De André. Eppure così forte e talvolta inafferrabile nella sua genialità, chiuso in un groviglio di idee e nel suo essere solitario insofferente, “evaporato in una nuvola rossa”. Sono trascorsi 16 anni dalla morte di Faber e ancora oggi, ascoltando le sue canzoni, un brivido di smarrimento e di nostalgia corre lungo la schiena. De André è stato uno degli artisti più importanti e influenti del Novecento. Grazie alla sua sensibilità di compositore e alla concretezza del suo essere sognatore, la poesia si è fatta musica e, anche l’Italia, ha avuto la sua fase dylaniana e coheniana.
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