Una sera di settembre l’architetto Umberto Liberti è rincasato con la madre ottantaquattrenne e ha trovato un’ala del suo appartamento occupata dal vicino di pianerottolo, che durante il giorno aveva abbattuto un tramezzo a picconate e si era installato in soggiorno, annettendosi - già che c’era - pure il terrazzino. L’architetto Liberti è uomo di pace, rispettoso della legge, e ha sporto regolare denuncia al commissariato di competenza, che per competenza ha girato la pratica a un altro commissariato, che dopo averla esaminata con competenza ha ritenuto di non avere la competenza necessaria e l’ha inviata in Procura, dove ora riposa nelle mani del giudice competente. Il quale ha chiesto che venga subito effettuata un’integrazione di denuncia. Tra un’integrazione e l’altra, il povero architetto e sua madre sono stati ospitati da un vicino (non lo stesso, ovviamente) e lì si trovano ancora oggi, a distanza di due mesi dall’invasione, in attesa di conoscere il loro destino. Tutto questo succede nel centro di Napoli, in Italia, nell’anno di grazia 2016.
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